Tenjin Myōshin Ryū heihō

-- jūjutsu --

天神明進流兵法 「柔術」

 

Tenjin MR keizu

nakashima onodera satou

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da sinistra: Onodera Murakusai Masataka, 56°; Satō Kōryū Katsuyoshi, 55°; Nakashima Atsumi, 57°.

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Satō Kōryū Katsuyoshi, 55°

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Onodera Murakusai Masataka, 56°

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Onodera Murakusai Masataka, 56°, e Nakashima Atsumi, 57°.

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Onodera in Seikukan

Onodera Murakusai Masataka, 56°, nel dōjō Seikukan di Nakashima sensei

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Nakashima Atsumi, 57° e Costantino Brandozzi, menkyo kaiden.

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Tenjin Myōshin Ryū heihō: menkyo-kaiden-sho

 

La Tenjin Myōshin Ryū è una koryū rimasta praticamente nell’ombra per gran parte della sua vita e solo nel secolo scorso ha iniziato ad avere una certa visibilità.
Si tratta di una forma di “chōnin yawara”, cioè un tipo di jūjutsu per la classe sociale media, una sorta di goshin-jutsu (tecniche di autodifesa) conservatosi prevalentemente in ambiente rurale, pur essendo la sua origine di tipo militare.
Infatti deriva dal Katayama Shindō Ryū, e nei suoi densho si cita chiaramente un Katayama Hōki no Kami come suo fondatore (forse lo stesso caposcuola Hisayasu), il quale dopo aver studiato anche Kashima Shindō Ryū (fatto estremamente importante che richiede ulteriori approfondimenti) diede origine a questo sistema.
Inizialmente il Tenjin Myōshin Ryū era chiamato Eishin Ryū e si sviluppò ad Edo (l'attuale Tōkyō) e zone limitrofe.
Nel periodo Bakumatsu, il caposcuola di 52° generazione, Takahashi Izumi Masayoshi (Shōken) Ryūsai cambiò il nome in Umemoto Ryū.
A tale riguardo il testo Bugei Ryūha Daijiten riporta solo un breve richiamo alla scuola Umemoto Eishin Ryū "presente ad Edo", mentre nulla viene detto in merito al Tenjin Myōshin Ryū.
Takahashi Ryūsai portò il Tenjin Myōshin Ryū nella regione del Nord-est (Tohoku), in particolare nel Sendai.
Il caposcuola di 53° generazione Iwai Yūsai Katsuaki modificò definitivamente il nome in Tenjin Myōshin Ryū, conservatosi fino ad oggi.

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Nel nr.12 del 1997, la rivista giapponese "Hiden Budō & Bujutsu" ha pubblicato un interessante articolo a firma di Kenji Shimazu (caposcuola della Yagyū Shingan Ryū) sulla storia della scuola, del quale viene riportata una sintesi:

Katayama Hōki no Kami, dopo aver studiato in profondità il jūjutsu del Kashima Shindō Ryū ed aver rielaborato in seguito un nuovo schema, cambiò il nome Katayama Shindō Ryū in Eishin Ryū ed aprì un dōjō ad Edo. Nella società del tempo l’Eishin Ryū era ben noto come il Torite jūjutsu di Kashima, ma questa arte era stata trasmessa solamente ad un numero limitato di persone.

Da Edo la scuola fu portata nella regione del Tōhoku ad opera di un personaggio, Takahashi Izumi Masayoshi (Shōken) Ryūsai, del quale non si conoscono molti particolari della vita, frutto di una sorta di segretezza che ha circondato la sua figura.

Secondo una tradizione orale, Takahashi Ryūsai si era nascosto nel feudo Date (nel Sendai); quando due ufficiali del Bakufu da Edo andarono a cercarlo, tutte le persone di quella terra si rifiutarono di collaborare e di fornire informazioni utili a svelare il suo nascondiglio. Gli ufficiali, fallito il loro tentativo, abbandonarono le ricerche e tornarono ad Edo. Takahashi Ryūsai in quella occasione provò un sentimento di gratitudine, modificò il proprio nome ed insegnò alla popolazione locale il bujutsu sotto forma di autodifesa (goshinjutsu). In base a questa storia, la popolazione locale di Wakuya (Miyagi-ken) continuò a mantenere uno stretto riserbo sulla vita del loro maestro e neanche si hanno informazioni sull’attività degli allievi.

Ma perchè ufficiali del Bakufu andarono a cercare Takahashi Ryūsai e perchè la gente del posto lo protesse?

A questi legittimi interrogativi è possibile fornire alcune risposte.

Sulla base di racconti di alcuni ronin di Mito, i Mito Rōshi, sembra che Takahashi Ryūsai sia stato coinvolto negli avvenimenti noti come Sakuradamongai no hen, che portarono all’assassinio del Tairō (Primo Ministro) Ii Naosuke, difronte la porta Sakurada del Castello di Edo, nel marzo 1860. Takahashi Ryūsai, stimato per la sua abilità, collaborò all’assassinio del Tairō, portò a termine i suoi obblighi e dopo scappò nella regione del Tōhoku, ove si nascose nel tempio Kokei-ji nel villaggio di Semine, prefettura Miyagi. Lì entrò nel Buddismo, divenne un monaco e si dice che si adoperò con zelo al servizio di preghiera per le anime. Un certo giorno, improvvisamente nella sperduta campagna del Tōhoku si presentarono due persone incaricate dal Bakufu di dare la caccia a coloro che erano stati coinvolti nell’assassinio del Tairō Ii. Ma, conosciuta la situazione, la popolazione locale continuò a tenere segreto il luogo ove era nascosto Takahashi Ryūsai.

Inoltre, esistono ancora documenti che chiariscono le connessioni tra Takahashi Ryūsai ed il villaggio di Semine, conservati dalla antica famiglia locale Sakamoto. Questi documenti, scritti direttamente da Takahashi Ryūsai, sono datati "4° mese del 3° anno Ansei", ovvero Aprile 1856, di quattro anni antecedenti gli avvenimenti del Sakuradamongai no hen, prima menzionati. La tradizione orale narra delle giudiziose soluzioni che Takahashi Ryūsai forniva nelle numerose circostanze in cui veniva consultato per risolvere difficili questioni e problemi vari della popolazione. Pertanto, in base a questi densho, prima che fossero avvenuti i fatti citati, tra Takahashi Ryūsai e la gente di Semine si era creato da lungo tempo un profondo legame di fiducia. E' comprensibile, quindi, la riservatezza della popolazione e lo scrupolo nel proteggere una persona stimata e fidata, tanto che, al fine di aumentarne la sicurezza, Takahashi Ryūsai venne trasferito dal Kokei-ji al tempio Zenkoku-ji di Wakuya che si trova nella città di Monougunkanan-chō, prefettura di Miyagi.

Anche la gente di Wakuya mostrò la stessa collaborazione e premura nel mantenere segreto il nascondiglio. Takahashi Ryūsai, provando un sentimento di gratitudine per la protezione ricevuta, cambiò completamente il nome Eishin Ryū, che si era diffuso a Edo, in Umemoto Ryū.

Il jūjutsu Katayama Shindō Ryū di Katayama Hōki no Kami, che aveva avuto una modificazione nella denominazione, da Takahashi Ryūsai venne insegnato ad Iwai Yūsai Katsuaki.

Iwai Yūsai, ricevuto il titolo di kaiden, apportò alcune innovazioni allo schema originale; ma preoccupato di non creare problemi al suo maestro, cambiò nuovamente il nome della scuola in Tenjin Myōshin Ryū e lo trasmise alla gente dell’area di Wakuya.

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Nel tempo la trasmissione della scuola si è sviluppata lungo la seguente linea di insegnamento (tra parentesi l'anno in cui i vari maestri divennero capiscuola):


54° generazione: Kimura Akira Masayuki (1898) e Aizawa Yōsuke Muneaki (1899);
55° gen. Satō Kōryū Katsuyoshi (1928)
56° gen. Onodera Murakusai Masataka (1966)
57° gen. Nakashima Atsumi (1998).

https://www.youtube.com/watch?v=CLg1f5XxqwY

Nel mese di Maggio 2012 il Maestro Nakashima Atsumi ha conferito a Costantino Brandozzi il grado Menkyo kaiden ed il titolo di shike (師家, letteralmente "insegnante di famiglia") di 58° generazione.

La struttura tecnica italiana è composta, inoltre, dagli insegnanti Maurizio Germano, Domenico Germano, Vincenzo Lori e Mauro Pagnoni ai quali il M° Nakashima ha attribuito il grado di Menkyo.

https://www.youtube.com/watch?v=WRfX7oqswwE

Oltre a Nakashima Atsumi, tra gli allievi diretti di Onodera Murakusai Masataka vanno considerati Yokose Tomoyuki, che insegna nel proprio dōjō nel distretto Arakawa di Tōkyō, Sōma Kazuyoshi e Tada Teruo, anche loro dello shibu di Tōkyō.

https://www.youtube.com/watch?v=uaYpoakvRI0

Attualmente il Tenjin Myōshin Ryū contempla circa 150 tecniche in coppia suddivise nei livelli omote, ura ed okuden. Gli atemi, sia di braccia che di gambe, spesso portati insieme, costituiscono il 70% delle azioni tecniche mentre la restante parte prevede sia proiezioni che chiavi articolari particolarmente dolorose, aventi lo scopo di neutralizzare nel minor tempo possibile e nel modo più sicuro gli attacchi di un avversario.

Il sistema di allenamento delle tecniche, ovvero la progressione dell'apprendimento tecnico del praticante si basa su un principio fondamentale riassumibile nella seguente espressione: neji kaidan no yō ni jōshō suru, che tradotto significa "ascendere lungo una scala a chiocciola".

In pratica, ogni tecnica viene studiata in quattro livelli: nel primo, Uke non si oppone alla tecnica di Tori; nel secondo, Uke inizia ad opporre resistenza, costringendo Tori a perfezionare la propria tecnica; nel terzo, Uke tenta di sfuggire dalla tecnica di Tori; nel quarto, Uke non solo cerca di sfuggire, ma a sua volta applica una tecnica su Tori, che deve comunque portare a termine la sua azione vittoriosa adottandopplicando variazioni della sua iniziale tecnica od altre tecniche se necessario. Tutto ciò sviluppa nei praticanti ciò che viene definito come "disponibilità variabile" ovvero la capacità di adattamento alle mutevoli situazioni, fino ad arrivare al randori, la pratica libera.

Caratteristica della scuola è la caduta denominata "tonbo kaeri", una specie di piroetta aerea che permette di atterrare sui piedi durante una proiezione, salvaguardando il bacino e la nuca da un forte impatto con il suolo. I due kiai tipici sono "Yah" per Uke, nella fase preparatoria e/o dell'attacco, e "Toh" per Tori, nella fase conclusiva dell'azione.

Dall'esame del curriculum tecnico del Tenjin Myōshin Ryū emerge con chiarezza la forte somiglianza con le azioni del kogusoku (jūjutsu) della scuola Katayama Ryū (si ricorda fondata da Katayama Hōki no Kami Fujiwara Hisayasu) che può essere considerata a pieno titolo la sua progenitrice diretta, della quale è una legittima ed ininterrotta prosecuzione ancora praticata nei tempi moderni.

Attualmente lo sviluppo della scuola in Italia registra progressi interessanti. Sia presso l'Isononami Dōjō di Ascoli Piceno che il Garyūan Dōjō di Roma il numero dei praticanti cresce e si qualifica sempre più; recentemente altri gruppi di studio si sono formati presso le associazioni Shinbu-kai di Travagliato (BS) e Kkien Budō di Palermo.

Per l'Isononami Dōjō gli yūdansha sono:

Menkyo, 4° dan: Vincenzo Lori, Mauro Pagnoni, Stefano Vernelli.

Jōden, 3° dan: Mirko Citeroni, Luca Esposto.

Chūden, 2° dan: Gianni De Viti, Lorenzo D'Angelo, Massimo Gaeta, Alessandro Marinelli, Lorenzo Paolini, Volker Scholles.

Shoden, 1° dan: Elisabetta Ceci, Igor Facchetti, Silvia Modonesi, Alessandro Piemarini, Lorenzo Quaresmini, Dario Valentini, Valerio Zazzetti.

I gradi di dan sono registrati e riconosciuti presso la associazione giapponese Koryū Bujutsu Rengōkai, con sede ad Hiroshima.

(ultimo aggiornamento)

21 ottobre 2023 © Isononami Dōjō

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gen

chugoku shinbun 2012

yomiuri shinbun 2012

 

 

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